l’universita’ al tempo di erasmus

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Chi non ha fatto o non vorrebbe partire con il programma Erasmus? Leggete la storia di Xavier-protagonista dell’Appartamento spagnolo-e della sua esperienza con il programma europeo più conosciuto all’Università!
Storia di Xavier(Romain Duris), ragazzo francese studente di economia, che per avere un posto al ministero, per il quale è necessario conoscere lo spagnolo, decide di fare l’esperienza dell’Erasmus in Spagna, a Barcellona.
Col cuore straziato lascia per un anno la famiglia, ma soprattutto la fidanzata (interpretata da Audrey Tautou, meglio nota come “Amelie”) e si troverà ad affrontare i problemi che comporta una nuova città, una nuova lingua e soprattutto la ricerca di un nuovo appartamento. Vivrà un anno intenso di studio (di cui si vede ben poco nel film), di divertimenti, di amicizie. La sua vita diventerà sempre più disastrosa scivolando verso la pura follia, quando per esempio Xavier avrà le visioni ed incontrerà ripetutamente Erasmo da Rotterdam!
Viaggerà all’interno del suo cervello, imparerà uno spagnolo “de puta madre”, tradirà e sarà tradito dalla sua fidanzata. Tornato in Francia, si sentirà straniero nella città dove ha sempre vissuto, otterrà il posto al ministero, dal quale fuggirà per tornare al sogno di quand’era bambino: fare lo scrittore, scoprendo di essere Javier, ma anche i suoi amici, le sue amiche, dirà sorridendo “Io sono un caos!”.

“L’appartamentospagnolo”-www.marsfilms.com/auberge- è piacevole, perchè senza pretese ma, causa la trama un po’ inconsistente risulta a volte dispersivo.
E’ un film che ci porta in giro per Barcellona sulle note dei Radiohead, facendoci scoprire con il protagonista che mille vite ci aspettano in altrettante esperienze possibili, in un mondo vario che qui è stato racchiuso in un appartamento spagnolo, ma che è potenzialmente dappertutto.

Questo film sembra essere un invito per gli studenti universitari a fare l’Erasmus, dopo aver comunque messo in guardia sulla disorganizzazione degli uffici addetti, precisando che “sono un casino” totale di burocrazia (che il regista Cèdric Klapisch giustamente sottolinea con un montaggio quantomeno originale).

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