ROMA – In un mondo dove le cronache giornalistiche si nutrono di scandali e indignazioni collettive, il Liceo Visconti di Roma si ritrova suo malgrado sotto i riflettori per una vicenda che sa tanto di scandalo pompato dai giornali. “La lista delle conquiste” – come è stata prontamente ribattezzata dai media – sembra quasi un titolo da romanzo giallo, ma in realtà racconta una storia molto più banale e, forse, goliardica, se non fosse stata travisata dal clamore mediatico.
Immaginiamo per un momento che la famigerata lista non fosse altro che un gioco goliardico tra compagni di scuola, andato troppo oltre, e che il sensazionalismo giornalistico abbia deciso di interpretarlo come il manifesto di una gravissima crisi dei costumi giovanili. Con un’aria di compiaciuta serietà, i titoli dei giornali tuonano contro l’immoralità dilagante dei “maschi” maturandi del Visconti additandoli al pubblico disprezzo.
La “gravità” dell’accaduto viene pompata a dismisura da parte di soggetti estranei ai fatti, mentre i veri protagonisti – studenti di un liceo noto per l’eccellenza – si ritrovano a chiedersi quando esattamente abbiano varcato il confine tra una battuta e un atto criminale.
Il paradosso raggiunge il culmine quando, durante l’assemblea, i presunti colpevoli chiedono scusa, in stile “nemici del popolo”, per un’offesa che nessuno sembra aver realmente percepito come tale, se non attraverso l’interpretazione mediatica.
Il dibattito si infiamma, i genitori si preoccupano, e la preside si vede costretta a contemplare provvedimenti disciplinari, mentre la verità è che tutti – studenti, insegnanti, famiglie – sono stati vittime di un’incomprensione colossale di un gioco sfuggito di mano e andato troppo oltre, e di un’opportunità giornalistica troppo ghiotta per essere ignorata.
Mentre il liceo si prepara a riprendere le lezioni normali, la lista tanto discussa finirà in qualche sito scandalistico o fotografata a fare il pieno di like su Instagram o Tik Tok, aggravando davvero la situazione e provocando un infame supplemento di violenza per le incolpevoli ragazze citate nella “lista infame delle conquiste”.
La lezione da trarre? Che a volte, dietro i grandi titoli sensazionalistici, si nascondono storie quotidiane di normale adolescenza, forse anche di bullismo, che non meriterebbero di finire sotto i riflettori ma di essere risolte tra le mura della scuola cercando di tutelare sopratutto le vittime e senza trasformare in mostri i ragazzi o bulli perchè l’importante è aiutarli a capire che hanno sbagliato, non umiliarli e farli pentire.