Putin in Corea del Nord: l’abbraccio dei despoti in un mondo che cade a pezzi

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SEOUL – A volte, le parole della diplomazia internazionale, si incrociano percorrendo strade che sembravano destinate a non incontrarsi mai più. I passi sempre più lenti e imperiali di Vladimir Putin risuonano nuovamente sulla terra battuta di Pyongyang. Non è la prima volta, ma questa volta ha il sapore di un momento storico. Come un viaggiatore che ritorna su un sentiero già percorso ma con una meta diversa, Putin torna in Corea del Nord dopo oltre due decenni, in un mondo profondamente cambiato, secondo alcuni multipolare ma forse secondo altri prossimo a disfarsi in mille pezzi.

Kim Jong Un, il giovane dittatore nordcoreano, accoglie il leader russo come un vecchio amico, un compagno d’armi in una battaglia ideologica contro l’Occidente. L’abbraccio fra i due, non solo simbolico ma anche strategico, è un gesto di sfida verso il mondo che li guarda con sospetto e preoccupazione. Kim, con la sua solita enfasi, ha descritto la relazione tra Pyongyang e Mosca come “un legame indissolubile di compagni d’armi”.

Non è solo una visita di cortesia. Dietro i sorrisi e le strette di mano, si cela un patto di mutuo soccorso che potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini della penisola coreana. La Corea del Nord ha già inviato migliaia di container carichi di munizioni e armi alla Russia, un sostegno che Mosca ha accolto con gratitudine in un momento in cui le sue risorse militari sono messe a dura prova dalla guerra in Ucraina.

Questo scambio ha anche una dimensione economica. La Corea del Nord riceve in cambio assistenza tecnologica, cibo e aiuti economici , fondamentali per un regime che cerca disperatamente di mantenere una parvenza di stabilità. In cambio, la Russia trova in Pyongyang un alleato che può contribuire a compensare le perdite e le sanzioni imposte dall’Occidente.

La visita di Putin arriva in un momento in cui la Russia, isolata e sanzionata, cerca nuovi partner e nuove strade per proseguire la sua battaglia contro l’Occidente.

Nel frattempo, il mondo osserva con un misto di apprensione e curiosità. Gli Stati Uniti, la Corea del Sud e i loro alleati temono che questa nuova fase di collaborazione possa destabilizzare ulteriormente una regione già tesa. L’annuncio del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, riflette questa preoccupazione: “Siamo preoccupati dalle relazioni sempre più profonde fra Russia e Corea del Nord”.

Ma c’è un’altra dimensione da considerare. Questo incontro tra leader rappresenta anche un tentativo di presentare un modello alternativo al mondo occidentale, una sfida alle democrazie che Putin e Kim vedono come avversari. È una dimostrazione di resilienza e adattamento, un modo per dimostrare che, anche nelle circostanze più avverse, si possono trovare nuovi percorsi e nuove alleanze.

La storia ci insegna che queste alleanze di convenienza sono spesso fragili e temporanee. Ma per ora, Putin e Kim sembrano determinati a sfruttare ogni opportunità che questa collaborazione può offrire. La Corea del Nord potrebbe ricevere nuove tecnologie e risorse, mentre la Russia trova in Pyongyang un partner che può aiutarla a sostenere la sua guerra e a riaffermare la sua influenza in una regione strategica.

E mentre i leader si scambiano sorrisi e promesse, il mondo aspetta, incerto su cosa riserverà il futuro. In un contesto di crescenti tensioni globali, questa alleanza potrebbe rivelarsi un elemento chiave in una partita geopolitica complessa e imprevedibile.

Forse, è proprio nelle pieghe di queste storie che si nasconde la vera essenza dei nostri tempi. Un’epoca in cui vecchie alleanze si disgregano e nuove connessioni emergono, in un mondo sempre più frammentato e incerto. E noi, come spettatori di questo grande teatro, non possiamo fare altro che osservare e cercare di capire dove ci porterà questa nuova rotta tracciata dai potenti.

Renato Reggiani
Renato Reggiani
Romano, giornalista, esperto di comunicazione ecosostenibile, designer. Ho il cuore diviso tra l’Italia e l’Oriente dove ho studiato e lavorato a Dubai, ora copro l'area sud Pacifico, mi divido tra Dubai, Tokyo e Seul, ho studiato a Rotterdam con il programma Erasmus per imprenditori. Ho collaborato con giornali, agenzie e tv. Ho depositato due brevetti per migliorare la sostenibilità green delle nostre città. Ho fondato l’Associazione Frontiere della Comunicazione per insegnare il cinese e l'inglese ai bambini delle scuole elementari italiane. Fulminato sulla via di San Francisco dalla Maker Faire, ho collaborato e curato l’area agricoltura digitale per 2 edizioni. Ho collaborato con la facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma e il Politecnico di Milano facoltà di Architettura a Piacenza. Premiato a Copenaghen per la Corporate Social Responsibility, non ho ancora visto la sirenetta. Cambiare il mondo si può, un articolo alla volta.

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