ROMA – Mario Draghi sembra intenzionato a porre la scuola al centro del suo programma di governo. Secondo indiscrezioni, le scuole potrebbero rimanere aperte per continuare le lezioni fino all’estate. Cioè oltre l’8 giugno nella maggior parte delle regioni italiane.
Il motivo? La necessità di recuperare i giorni di lezione persi, quando le scuole sono state costrette a rimanere chiuse tra quarantene e allarmi sanitari, e di ripassare quegli argomenti inevitabilmente trascurati durante le lezioni a distanza. Gli insegnanti in genere prestano servizio fino al 30 giugno; lo stesso vale per la maggior parte dei supplenti annuali.
RINVIO DI 3 SETTIMANE
Quindi si potrebbe attuare un rinvio di tre settimane, fino alla fine del mese. Tuttavia, potrebbe non essere così semplice: tutto il cosiddetto personale Covid, assunto a tempo determinato per far fronte alle criticità delle normative anti-comunali, ha un contratto fino all’8 giugno. Ci sono circa 75mila persone, tra insegnanti e bidelli, a cui estendere il contratto e, visti i continui ritardi nei pagamenti, sembra difficile trovare i fondi. Inoltre, la prospettiva non trova l’appoggio dei sindacati, per i quali l’idea di rivedere i calendari è in discussione. “Prima vogliamo sentire il premer Draghi per conoscere nel dettaglio i suoi piani – ha detto Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl scuola – confidiamo nella sua capacità di trovare soluzioni condivise. Credo che allungare il calendario scolastico a prescindere significhi far credere che con papà la scuola abbia scherzato. Sappiamo che c’è la necessità di recuperare per molti bambini che, durante il babbo, non sono stati raggiunti dagli insegnanti per motivi tecnici e per differenze di status socio-economico. È chiaro che per questi casi saranno gli stessi professori ad attivare iniziative di recupero”.
La posizione dei sindacati è chiara, la stessa che oppose all’ex ministro Azzolina quando, lo scorso dicembre, propose alle regioni di rivedere le date di chiusura dell’anno scolastico per il recupero. Ha incontrato un no unanime. L’intervento delle Regioni è fondamentale visto che sono loro a decidere il calendario. Quindi alcune potrebbero decidere per il sì, probabilmente quelle che più di altre hanno avuto il papà. Ma una regione come la Sicilia, che solo ieri ha visto tornare in classe gli studenti delle superiori, a fine giugno ha temperature estive talmente alte che la lezione in presenza potrebbe diventare difficile. Dall’Associazione nazionale presidi è arrivata invece una prima apertura sull’allungamento del calendario ma solo se “moderato”. Un aspetto su cui tutti potrebbero essere d’accordo è lo studio per una soluzione valida al problema delle cattedre vacanti. Questo lavoro dovrebbe iniziare subito, per arrivare in tempo al primo settembre con tutti gli insegnanti in classe. Prima delle convocazioni, inevitabilmente, si devono considerare i pensionamenti e i trasferimenti. Ma lo scorso settembre il problema maggiore è stata la mancanza di insegnanti da portare in classe: i concorsi non sono stati fatti, tranne quello straordinario sospeso a ottobre e appena ripreso, e le richieste di pensionamento sono ancora in corso.