SEUL – Oggi, martedì 3 Dicembre, il Presidente Yoon Suk Yeol ha annunciato l’imposizione della legge marziale, accusando l’opposizione di essere coinvolta in “attività anti-statali e complotti di ribellione. E sembra da diverse fonti che abbia anche disposto la chiusura del parlamento.
La legge marziale ha l’obiettivo di eliminare le forze filo-Nordcoreane e di proteggere l’ordine costituzionale basato sulla libertà,” ha dichiarato Yoon in un discorso televisivo” televisivo trasmesso in serata dalla televisione coreana.
La decisione arriva in seguito all’approvazione forzata, da parte del Partito Democratico d’opposizione, di un bilancio ridimensionato in commissione parlamentare, accompagnata dalla presentazione di mozioni di impeachment contro un revisore di Stato e il procuratore generale.
Questa mossa, descritta dal governo come necessaria per salvaguardare la democrazia, ha suscitato preoccupazioni per i rischi che potrebbe comportare per le libertà civili in Corea del Sud. Precedenti come la violenta ribellione dell’isola di Jeju ( all’estremo sud della Corea) offrono un cupo promemoria: le stragi avvenute tra il 1948 e il 1949, dopo il violento tentativo di colpo di stato filo Nord-Coreano nell’isola, portarono a una durissima repressione sotto il pretesto di eliminare oppositori al governo. In quel periodo, chiunque fosse sospettato di simpatie filo-comuniste poteva essere perseguitato e fucilato senza processi equi. Un’ombra che continua a gravare sulla memoria nazionale e che riaccende timori di un possibile ritorno a una repressione autoritaria.
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