Quale miglior insegnante di “linguaggi della tv generalista” potreste desiderare? Se poi aggiungete l’esperienza e il divertimento a lezione avrete solo un’idea del personaggio che ho incontrato per Voi: Carlo Freccero. Roma-“Io sono un tele-phage un mangiatore di televisione: conosco tutto e vedo tutto, dalle cose più alte alle più basse. Riesco a giocare con la tv, trasformo la tv in un video-game.”
Così ci accoglie il prof Carlo Freccero all'inizio dell'intervista all'Università Roma tre dove insegna Linguaggi della televisione generalista” .
Il corso ha come tema fondamentale l’analisi della tv tra consumo e consenso e attraverso questo sfondo teorico analizza i generi televisivi che mostrano come funziona la televisione.
Dice lo stesso Freccero:“Il tema principale è l’audience che è l’imperativo categorico della televisione perché la tv è stato il medium che ha svelato la maggioranza, anzi la tv è una macchina per produrre maggioranza. Ma non solo, l’audience è anche la personificazione di questa rivoluzione copernicana che ha investito la nostra società dall’avvento della tv commerciale.[…] Ad esempio: se l’economia prima ruotava intorno all’élite, ora ruota intorno alla massa passiva dei consumatori. La storia che una volta ruotava intorno al sovrano oggi si è frantumata nella microstoria del quotidiano. Oggi il consumo è diventato il tema dominante della televisione e la coscienza del consumatore e non del lavoratore è al centro dei meccanismi della televisione di massa e lo spazio in cui avviene tutto ciò è naturalmente quello televisivo. La tv si è trasformata, con l’istituzione della tv commerciale, in una macchina per produrre desideri. Altra cosa fondamentale è che l’opinione del pubblico è entrata a far parte della produzione del sapere televisivo.”
A questo punto mi spiega come l’ audience abbia condizionato non solo il modo di fare televisione, ma anche la politica: “ Se prima gli onorevoli andavano alle tribune politiche, oggi parlano ai talk-show” […] “Abbiamo analizzato all’interno del corso attraverso quali generi principali tutto ciò è avvenuto nella neo televisione: il talk show, il reality show, l’intrattenimento, l’informazione e come sono cambiati in questo contesto teorico.”
D- Ha dovuto apportare delle modifiche al suo corso con l’ avvento della riforma universitaria?
R-Se nei primi anni la parte teorica aveva una parte maggiore, oggi invece ho una tensione maggiore nell’analisi testuale dei generi e a scorticare la televisione nel suo farsi.
D- Assistendo ad una sua lezione, ho notato che c’è molta interazione tra lei ed i suoi studenti, soprattutto perché cerca di fare dei collegamenti immediati, con l’attualità.
R- Oltre a fornire la cornice teorica e a far leggere la televisione ed il suo linguaggio, è importante per me anche la didattica; io parto sempre dall’attualità più stretta, da esempi molto concreti in modo tale che quando affronto i nodi teorici, posso far riferimento continuo a tutto ciò che i ragazzi conoscono e consumano. Quindi la pratica assume un ruolo fondamentale e tutto ciò è dovuto alla riforma universitaria: se prima era una lezione più “autoritaria” che badava ad enucleare teorie, oggi questo nuovo tipo di ordinamento mi impone di dover associare alla teoria la pratica di fare televisione.
D- Come considera la tv italiana nel panorama internazionale all’interno delle sue lezioni?
R- Cerco sempre di spiegare che la tv è il primo momento di globalizzazione a livello culturale e mediatico. Perché la tv generalista a livello mondiale ha dei format e dei funzionamenti che sono uguali in tutti quanti i paesi.Quindi è continuo il riferimento alla tv americana e a casi analoghi della tv europea grazie anche alla mia esperienza nella tv francese.
D- Lei si occupa da sempre di comunicazione, che io ritengo una forma d’arte; che rapporto ha con altre arti quali la pittura, il cinema, il teatro, etc.
R- Tutti quanti noi che facciamo televisione abbiamo come riferimento primario il cinema, che è quasi una costante di chi insegna comunicazione. La tv è un sincretismo di altre arti perché cerca di comporle al suo interno come in un mosaico.”
Si dice appassionato di Avanguardia e di Magritte. Non si sente ferrato, invece, sull’argomento musica, soprattutto se messo a confronto con i suoi studenti poiché dichiara, con un po’ di rammarico: ”La mia generazione è figlia del cinema.
Caterina Pellitta