Di Renato Reggiani
Universinet.it – Un primo ministro giapponese, che con aria compita e divertita gusta sushi e sashimi pescato nella zona della centrale nucleare di Fukushima, non si era mai visto.
“Molto Buono e gustoso [美味しい Oshii in giapponese]” il commento per tranquillizzare gli spettatori e sopratutto i consumatori di pesce e molluschi giapponesi in Cina e Corea del Sud.
Per ora questa è stata la risposta tra l’ironico e diplomatico alla “Guerra del Sushi” dichiarata dalla Cina al Giappone. Ufficialmente per protestare contro il rilascio nell’Oceano, delle acque reflue dalla centrale nucleare di Fukushima. Sun Weidong, il vice ministro degli Esteri cinese, ha definito il gesto “estremamente egoista e irresponsabile.”
Il recente vertice di Camp David tra il presidente USA Joe Biden, il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol è stato un segnale d’allarme per l’equilibrio geopolitico nell’Indo-Pacifico. Sebbene la Cina non fosse direttamente oggetto della discussione, il gigante asiatico rimane il “convitato di pietra” nei rapporti trilaterali.
L’ annuncio della “rinnovata armonia simmetrica” tra Usa, Giappone e Corea del Sud, raggiunta a Camp David per contenere una Cina sempre più assertiva sarebbe stata cosi importante che Tokyo si è astenuta dall’annunciare la decisione di rilasciare le acque contaminate fino a dopo il vertice negli Stati Uniti, per evitare di mettere a repentaglio il riavvicinamento con Seoul.
Ma il rischio c’è, come pure c’è la possibilità che Pechino cerchi di sfruttare la questione “per alimentare un divario tra la Corea del Sud e il Giappone” Presidente USA Joe Biden ha sottolineato che il vertice aveva lo scopo di approfondire la cooperazione nella regione dell’Indo-Pacifico, oltre a promuovere incontri su basi regolari su temi come sicurezza, tecnologia e relazioni economiche. La dichiarazione congiunta ha espresso preoccupazioni sul “comportamento aggressivo” della Cina e sulle “rivendicazioni marittime illegali. Ma l’elefante nella stanza era la collaborazione militare trilaterale in caso di attacco a Taiwan, che taglierebbe vitali rotte di rifornimenti per Giappone e Corea del Sud.
In pochi hanno notato che la Nato e l’Italia sono già impegnate accanto al Giappone con lo schieramento dei nostri f-35 nella base giapponese di Komatsu e con l’ultratecnologica alleanza tra Italia Giappone e Inghilterra per la costruzione del caccia del futuro.
La “guerra del sushi” è un microcosmo delle tensioni più ampie nell’Indo-Pacifico. Mentre Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud cercano di costruire una nuova era di cooperazione economico militare, la Cina rimane una variabile incerta, con la sua ombra che incombe su questioni di sicurezza e ambiente. La Corea del Sud, divisa tra la sua alleanza con gli Stati Uniti e i suoi rapporti commerciali con la Cina, rappresenta l’anello più debole, o forse il più strategico, in questo delicato equilibrio.
Nel contesto attuale, la “guerra del sushi” non è solo una questione di pesce o di acque reflue. È un simbolo delle crescenti tensioni geopolitiche nella regione, con implicazioni che vanno ben oltre i confini marittimi. La nuova alleanza tra USA, Giappone e Corea del Sud, quindi, rappresenta un momento cruciale per le dinamiche di potere nell’Indo-Pacifico. Sarà interessante osservare come questa alleanza influenzerà i delicati equilibri nella regione, in un momento in cui il mare diventa una nuova arena di confronto ed in cui l’Italia anche con le prossime missioni nell’area delle nostre portaaerei sarà sempre più coinvolta.