ROMA – La ricerca del COREP, conclusasi nel 2004, ha analizzato i master universitariattivati negli anni accademici 2002-2003 e 2003-2004 Prevalentemente attivati da atenei del nord Italia (42.5%, centro Italia 36.8%, sud 18%), i master del biennio 2002-2004 sono afferenti ad aree disciplinari di tipo economico-sociale e umanistico- letterario (circa il 55%). Con una durata che oscilla intorno ai 12 mesi, i master hanno classi di circa 23 studenti che pagano mediamente € 2.600 (la quota di iscrizione varia dalla gratuità a un massimo di € 14.500).
Quasi il 60% dei master prevede borse di studio, per la maggior parte tuttavia non destinate a studenti in condizioni economiche disagiate, che ricevono solo il 45.5% del totale. Beneficiari della maggior parte dei finanziamenti pubblici (risorse del Fondo Sociale Europeo e provenienti da enti pubblici), gli atenei del Sud offrono la maggior parte delle borse di studio (70%). Seguono gli atenei del Centro (65%), prevalentemente finanziati da risorse da tasse di iscrizione, e quelli del Nord (54%), che beneficiano in buona parte di risorse erogate da sponsor.
Fortemente professionalizzanti – il 63% dei direttori dei master sostiene di formare figure professionali fortemente innovative (profili emergenti e nuovi), mentre il 37% assegna al proprio master l’obiettivo di qualificare professionalità di alto livello già affermate nel mercato del lavoro – i corsi post-lauream si avvalgono di strumenti didattici quali lo stage (70%) e lo studio di casi (57%). Il 41% dei master prevede uno stage all’estero.
Con punti di forza e punti di debolezza, i master sono ritenuti dai direttori strumenti validi per l’integrazione di conoscenze scientifiche e competenze professionali (60%), per gli sbocchi professionali coerenti con il diploma (42.5%), per la motivazione degli allievi (41%) e per l’utilità dello stage (37%). Le debolezze segnalate sono soprattutto la mancanza di risorse (indicata dal 49% dei direttori), i costi a carico degli studenti (48%), e il sostegno giudicato insufficiente da parte del mondo del lavoro (27%).
Promossa dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), in accordo con il MIUR, l’indagine è stata svolta dal COREP (Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente) in collaborazione con l’Osservatorio regionale per l'Università e per il Diritto allo studio universitario del Piemonte.
«L’indagine è stata possibile grazie all’azione dei Rettori e dei loro collaboratori – afferma il dott. Livio Pescia, direttore della ricerca – Anche l’apporto fornito dai direttori dei corsi ha mostrato alto livello di cooperazione e consapevolezza dell’utilità della ricerca».