di Renato Reggiani
UNIVERSINET.it – L’attacco brutale sferrato da Hamas contro Israele ieri, che ha già provocato la morte di oltre 300 cittadini israeliani, è prima di tutto un attacco alla democrazia. La situazione in Medio Oriente, già tesa, sembra essere stata ulteriormente esacerbata da giochi di potere internazionali e da ambizioni geopolitiche che vanno ben oltre le tradizionali dispute territoriali della regione. Un governo debole e alleato di gruppi ultraortodossi in Israele aveva già spaccato la nazione con la contestatissima, sopratutto da militari e riservisti, riforma della giustizia che puntava a porre la Corte Suprema sotto il controllo dell’Esecutivo e secondo i suoi detrattori a proteggere il primo ministro dalle tante inchieste in cui è coinvolto. Secondo molti questa spaccatura è stata sfruttata da Hamas e dai suoi alleati internazionali per pianificare una vera e propria invasione di Israele da parte dei suoi miliziani.
Se si guarda alla cronologia degli eventi, è difficile non notare l’ombra dell’Iran dietro le azioni di Hamas. Teheran, da tempo sospettato di fornire sostegno finanziario e militare al gruppo militante, sembra aver scatenato una “guerra per interposta persona” contro l’Occidente. Questo non solo destabilizza ulteriormente una regione già volatile, ma serve anche agli interessi dell’Iran di distrarre e indebolire le nazioni occidentali, attualmente impegnate sul fronte ucraino.
Ma l’Iran non agisce da solo. La sua recente alleanza con la Russia, un paese che ha dimostrato una crescente aggressività nei confronti dell’Occidente negli ultimi anni, solleva domande inquietanti sulle reali intenzioni dietro l’escalation di violenza in Medio Oriente. Mentre l’Occidente si trova ad affrontare una crisi in Ucraina, l’apertura di un nuovo fronte bellico in Medio Oriente potrebbe essere una mossa calcolata per indebolire ulteriormente le risorse e l’attenzione delle nazioni occidentali.
Un’ulteriore complicazione emerge quando si considera il delicato processo di pace in corso tra Israele e l’Arabia Saudita. Questa potenziale alleanza, che avrebbe potuto portare una certa stabilità nella regione e contrapporsi all’influenza crescente dell’Iran, ora rischia di essere compromessa. L’attacco di Hamas, con le sue possibili radici iraniane, potrebbe essere stato progettato non solo come un attacco a Israele, ma anche come un tentativo di sabotare qualsiasi tentativo di pace tra le due nazioni.
In questo intricato puzzle geopolitico, le vite dei cittadini comuni sono quelle che pagano il prezzo più alto. L’attuale ondata di violenza è un tragico promemoria di quanto sia fragile la pace in Medio Oriente e di quanto sia facile per le potenze esterne manipolare la situazione a proprio vantaggio.
È essenziale che la comunità internazionale riconosca l’urgenza della situazione e intervenga per garantire che il Medio Oriente non diventi il teatro di una guerra più ampia tra le grandi potenze. La storia ci ha insegnato che le guerre per interposta persona possono avere conseguenze devastanti non solo per le nazioni direttamente coinvolte, ma per l’intera comunità mondiale.
Mentre le nazioni occidentali sono giustamente preoccupate per la situazione in Ucraina, non devono trascurare il Medio Oriente. La recente escalation di violenza è un segnale d’allarme che non può essere ignorato. La pace e la stabilità nella regione sono essenziali non solo per i cittadini di Israele, dell’Arabia Saudita e degli altri paesi del Medio Oriente, ma per l’intero ordine mondiale.