In origine, il veganismo promuoveva non solo l’eliminazione dei prodotti animali per ragioni etiche e di salute, ma anche un ritorno a un’alimentazione più naturale e meno processata. Tuttavia, la realtà attuale mostra una tendenza diversa. Molti prodotti vegani sul mercato, come burger, salsicce e formaggi vegetali, sono il risultato di complessi processi industriali e contengono lunghe liste di ingredienti, tra cui stabilizzanti, conservanti e coloranti artificiali.
Questa industrializzazione del cibo vegano porta con sé diverse conseguenze. Da un lato, rende il veganismo più accessibile e appetibile per il grande pubblico, facilitando la transizione verso diete prive di prodotti animali. Dall’altro lato, però, si allontana dall’ideale di un’alimentazione basata su cibi integrali e minimamente processati, spesso con un impatto ambientale discutibile.
Le multinazionali, spinte dall’obiettivo di massimizzare i profitti, possono non tenere conto dell’impatto ambientale e sociale della produzione su larga scala. La produzione di cibi vegani ultra-processati richiede energia, acqua e altre risorse, spesso in quantità simili o superiori a quelle necessarie per i cibi non vegani. Inoltre, il packaging e la distribuzione globale aggiungono ulteriori questioni ambientali.
I consumatori consapevoli sono quindi posti di fronte a un dilemma: scegliere prodotti vegani ultra-processati e facilmente disponibili o cercare alternative più naturali e meno processate, magari a livello locale, ma spesso a un costo superiore e con minore disponibilità.
Il mercato vegano attuale, quindi, rappresenta un campo di battaglia tra praticità e principi originali del veganismo. Una riflessione profonda sul tipo di prodotti che si sceglie di consumare diventa essenziale per chi desidera un impatto reale sul proprio benessere e su quello del pianeta. Il problema, naturalmente, non è l’alimentazione vegetariana e vegana in sé, quanto piuttosto i cibi ultra-processati, che si rivelano anche poveri di nutrienti e fibre anche si dei origine vegetale. Dobbiamo tornare allora ad una alimentazione a base di carne? Le linee guida delle principali associazioni e istituzioni mediche suggeriscono di limitare carne e insaccati a causa di possibili effetti infiammatori e un aumento del rischio tumore. L’ideale sarebbe optare per alimenti vegetali sani e non sottoposti a trasformazioni o comunque poco lavorati come quelli che costituiscono da sempre la base della italianissima dieta mediterranea, da sempre ricca di piatti vegani e vegetariani.