Istituzioni di diritto pubblico è uno dei primi esami che attendono i futuri avvocati: vediamo come passarlo con facilità
E'un esame obbligatorio del primo biennio da sostenere nel primo anno ed è propedeutico rispetto agli insegnamenti dell’area giuridica attivati negli anni successivi al primo come Diritto costituzionale comparato e Diritto amministrativo.
La trattazione della materia viene scissa in due parti: quella generale, affrontata direttamente dalla docente, riprende dapprima le nozioni più generali di Diritto e le definizioni più ricorrenti in quello pubblico, in secondo luogo coadiuva l’attività descrittiva dei libri di testo per quanto riguarda le istituzioni dell’ordinamento italiano.
Lo studio seminariale approfondisce il tema dei diritti e doveri dei cittadini, integrandolao con la giurisprudenza della Corte Costituzionale. Solo questa seconda parte si conclude con un test la cui valutazione completerà quella dell’esame vero e proprio, dal quale verrà dunque depennata l’analisi della conoscenza delle posizioni giuridiche soggettive.
L’esame si riparte in una triade di prove. Quella scritta consta di 35 quesiti da sciogliere in venti minuti; c’è poi l’interrogazione a tutto campo degli assistenti e quella ristretta a una sola domanda della docente.
Libri di testo: bisogna scegliere fra i seguenti volumi: 1)Caretti De Siervo, Istituzioni di diritto pubblico Giappichelli – 1997 che la prof. ha dichiarato di prediligere per la sezione dedicata ai principi costituzionali e dato il personale interesse nell tema che si riverbera in alcuni testi che ha scritto; 2)F. Cuocolo, Istituzioni di diritto pubblico, Giuffrè 1997; 3)Arcidiacono-Carullo-Rizza, Istituzioni di diritto pubblico, Monduzzi 1993.
Per la parte speciale un testo a scelta tra Italia, La fabbrica delle leggi, Giuffrè 1994 e Italia La delegificazione Giuffrè 1992.
Per gli esercizi : Pegoraro-Reposo-Fusaro, Istituzioni di diritto pubblico e costituzionale. Itinerari di apprendimento e di verifica, Giappichelli 1997 che spesso però contrasta con disposizioni sostantive dei libri di testo.
All’appello: questo esame si caratterizza inequivocabilmente per tre elementi: innanzi tutto l’assoluta mancanza del riconoscimento di un valore oggettivo alla lista di iscrizione, per cui la chiamata per sostenere l’orale dopo aver superato la prova scritta è affidata alla più totale e caotica casualità.
Secondo elemento: l’attesa media di sei ore per concludere la propria prova. Un sistema colpevole di determinare l’accumulo di sete, caldo, bisogni fisiologici, attesa e stanchezza ad un tale livello da influire inevitabilmente sulla lucidità mentale ed espositiva dello studente.
Terzo elemento: sempre e presumibilmente la stanchezza produce risultati spesso sorprendenti al momento del giudizio finale con voti lievitati dal 26 al 30 anche dopo una mezza scena muta e invece da 30 ridotti a 29 dopo risposte giuste pur senza un’esposizione brillante per i motivi che abbiamo constatato sopra.
Tempo: due mesi consentono di ottenere una conoscenza particolareggiata di organi e istituzioni, sia di non perdere una ragionevole visione d’insieme della disciplina.
Difficoltà: quella di affrontare la disorganizzazione di un appello nel quale confluiscono addirittura due cattedre, con una conseguente dilazione di tempo e concentrazione.
Gradimento: consiste certamente nell’approfondire della conoscenza della vita istituzionale della Repubblica.
Suggerimenti: per gli studenti solo studiare, per i docenti si rinvia al paragrafo all’appello.
Iscritti per appello: a ogni data almeno cinquecento persone sono una certezza.
Percentuale promossi: 40% al test scritto; 60% all’orale.
Totale pagine: dipende dal manuale scelto.
Attenzione: con la riforma universitaria il programma d'esame potrebbe essere cambiato; consultatelo in facoltà prima di sostenere l'esame
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