di Renato Reggiani
Universinet.it – In un mondo in cui la velocità delle notizie supera spesso la loro accuratezza, la responsabilità dei giornalisti non è mai stata così importante. Le guerre, le tragedie e i conflitti non sono eventi nuovi nella storia dell’umanità, ma la rapidità con cui queste informazioni raggiungono un pubblico globale è inedita. E quando queste informazioni vengono presentate senza contesto, il rischio di distorsione e polarizzazione diventa reale.
Recentemente, un post su Instagram di una famosa giornalista e Star dei Social Media italiana ha rievocato le atroci immagini di vittime civili nella recente escalation di violenza tra Israele e Hamas. Senza dubbio, il dolore e la sofferenza delle persone coinvolte in questa tragedia sono reali. Tuttavia, è altrettanto cruciale raccontare l’intera storia.
Le informazioni devono andare oltre l’emozione immediata; devono fornire un contesto. In questo specifico scenario, è essenziale ricordare che la tragedia in Gaza è stata scatenata da un attacco senza precedenti di Hamas, che proprio a Gaza a preso il potere dopo il completo ritiro degli Israeliani e che ha causato un numero enorme, oltre duemila di vittime israeliane e ha rapito oltre 250 cittadini dalle città di frontiera. Gli attacchi, come detto, hanno causato la morte di oltre 2000 persone, tra cui donne, bambini e soldati, in un’azione che ha colto alla sprovvista la popolazione e portata avanti con una ferocia ed efferetazza assoluta, nell’evidente intento di provocare una reazione militare.
L’utilizzo dei social media per presentare solo una parte della storia – quella della tragedia palestinese, indipendentemente da quanto sia dolorosa e commovente – può portare a una percezione distorta degli eventi. Non menzionare la causa scatenante di tale reazione da parte di Israele, ovvero il grave attacco iniziale da parte di Hamas, significa non fornire al pubblico una comprensione completa di ciò che sta accadendo.
Mentre è comprensibile e umano essere commossi dalle immagini di bambini feriti e famiglie distrutte, è essenziale fare attenzione a non cadere nella trappola del sensazionalismo. Le storie che vengono raccontate dovrebbero servire a informare, educare e dare una visione completa degli eventi, piuttosto che creare ulteriore divisione o polarizzazione.
Inviatiamo i giornalisti e i comunicatori a continuare a raccontare le storie che contano, ma a farlo con integrità, equilibrio e una profonda comprensione dell’importanza di fornire un contesto completo. In un mondo in cui l’informazione è a portata di mano, la responsabilità di presentare una narrazione equilibrata e onesta non è mai stata così grande.