Quando IKEA ha perso la verginità. Licenzia in tronco mamma di bambino disabile.

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Roma – C’ era una volta un negozio che non voleva essere solo un magazzino di mobili ma anche un simbolo di bontà, integrazione e buonismo. Le pubblicità inclusive e multirazziali stile “Ikea” le abbiamo amate tutti. È tutta immagine, pubblicità. Quelle case sempre calde, piene di colori, allegria, amici e parenti felici di rotolarsi su Ektorp o prendere un libro dalla libreria “Billy”.

I tanto declamati “valori” di Ikea stanno bene stampati sulla parete del ristobistrot svedese.

Oggi Ikea ha perso la sua verginità. La realtà è una altra, è solo una multinazionale e i suoi valori sono e saranno sempre i soldi e il guadagno.

Il giudice del lavoro di Milano ha confermato il licenziamento della mamma lavoratrice, separata e mamma di due bambini piccoli di cui uno disabile,  che riteneva il provvedimento «discriminatorio» da parte di Ikea spiegando che «i fatti disciplinarmente rilevanti contestati dalla datrice di lavoro sono pienamente confermati». A quanto apprende l’ANSA, il giudice si rifà integralmente all’ordinanza con cui un altro suo collega aveva respinto la richiesta di reintegro.

Ikea quindi con i suoi Super avvocati ha vinto in tribunale contro una povera mamma madre di un bambino disabile. Vi piace vincere facile! Ma non vi vergognate? Sarebbe bello se centinaia di persone chiamassero i centralini dei negozi Ikea e chiedessero di usufruire della possibilità di restituire i loro mobili. Mobili che ora sappiamo costano poco perché non avete pietà. Godetevela questa vittoria, ma vi costerà infinitamente più dello stipendio che risparmierete. Ma il gatto del vostro nuovi spot che fine ha fatto? Visti i precedenti….

Redazione Universinet Magazine
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