Gli Stati Generali della Natalità, tenutisi a Roma il 9 e 10 maggio 2024, sono stati non solo un forum per affrontare la crisi demografica italiana, ma anche il palcoscenico di accese proteste che ne svelano le contraddizioni. Mentre il governo cerca di promuovere politiche per incrementare le nascite, spesso solo di facciata, critici e manifestanti evidenziano come queste iniziative possano a volte trasformarsi in mere “passarelle” per politici, senza portare a cambiamenti concreti e tangibili che supportino realmente le famiglie.
L’evento ha suscitato particolare polemica per la presenza di numerosi politici, percepite da molti come una strumentalizzazione di una questione delicata per fini di visibilità piuttosto che per il reale impegno verso la soluzione dei problemi. Studenti del collettivo assemblea Aracne e del collettivo transfemminista Artemis urlando slogan contro “l’attacco al diritto di abortire” e “NON SIAMO MACCHINE PER LA RIPRODUZIONE MA CORPI IN LOTTA PER LA RIVOLUZIONE!”, hanno duramente contestato la Ministra Roccella che ha abbandonato la sala senza parlare.
In molti hanno anche sottolineato come, nonostante le promesse, molte strutture essenziali come gli asili nido restano a pagamento per i bambini sotto i tre anni, rappresentando un ostacolo notevole per molte famiglie italiane. Inoltre, è stata messa in luce la persistente discriminazione nei confronti delle madri nel mondo del lavoro, un problema che continua a limitare la libertà di scelta delle donne riguardo alla maternità.
Queste critiche portano alla luce la necessità di non strumentalizzare temi di fondamentale importanza sociale e demografica, ma di affrontarli con politiche che siano davvero inclusive e che mirino a un sostegno effettivo delle famiglie. La chiave potrebbe risiedere nel garantire servizi di base gratuiti o fortemente sussidiati, e nell’implementare misure che facilitino la conciliazione tra lavoro e famiglia per tutti i genitori. Solo così si può sperare di rispondere alla crisi demografica con soluzioni che rispettino la dignità e le scelte individuali, evitando di ridurre il dibattito a una semplice vetrina politica.