ROMA – Caporedattore e giornalista “storico” al Tg5, inviato per emergenze sociali ed ambientali, Fabio Tricoli, ha insegnato Sociologia della Comunicazione, alla Sapienza di Roma. L’intervista di Universinet.
ROMA – Siciliano, giornalista al Tg5 , inviato per emergenze sociali ed ambientali, Fabio Tricoli crede nel giornalismo “pulito”, che racconta i fatti senza costruzioni da prima pagina.
Insegna Sociologia della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’ Università “La Sapienza”.
La sua è una brillante carriera da giornalista e da docente universitario. Può parlarci della sua esperienza all’università?
Si, intanto c’è da dire che io faccio parte di quella categoria di docenti che in realtà di mestiere fanno altro: ad esempio io sono un inviato del Tg5. Quello con l’università è un rapporto sicuramente interessante, perché si ha la possibilità di riflettere su quello che si fa come giornalista attraverso lo studio e la ricerca. A livello personale, l’aspetto migliore della mia carriera di docente è sicuramente quello di poter affiancare ad una professione pratica come quella giornalistica, momenti di riflessione e di approfondimento. Da un punto di vista professionale, ciò che secondo me è più importante è l’elemento feedback: cioè il riscontro fisico, immediato di quello che faccio, al di là della marea dei numeri auditel.
Mi piace avere il riscontro di quello che dico, di quello che faccio; se sbaglio magari capirlo subito, se faccio qualcosa di buono poterlo riscontrare nel vivo rapporto che si instaura con molti studenti.A
proposito di studenti, che tipo di rapporto ha con loro?
Questo è un aspetto che può essere divertente: quando inizio un ciclo di lezioni, gli studenti si aspettano un professore serioso e distaccato, ed invece mi ritrovo a scherzare o a fare battute, per instaurare un rapporto comunicativo con loro.
Quindi, nel mio rapporto con gli studenti, i ruoli rimangono sempre ben definiti, ma da un punto di vista comunicativo si cerca di entrare in confidenza, senza tenere in piedi le rigide etichette dei ruoli professionali. Purché non mi parlino della televisione come un’invenzione dell’800!
Visto che siamo in sede d’esame, qual è la domanda più facile e quella più difficile che intende fare?
Credo che sia la stessa: quando chiedo a uno studente, per metterlo a suo agio, di dirmi secondo lui cos’è la sociologia della comunicazione e qual è la sua idea personale del concetto di comunicazione.
Sembra una domanda molto vasta e di approccio soft, ma per molti rappresenta un vasto mare in cui si rischia di annegare, perché non si sa bene da dove prendere l’argomento, magari perché si è più preparati ad un tipo di esame domanda-risposta.
C’è un consiglio che darebbe ad uno studente che vuole diventare giornalista?
segue…