esame orale: ecco i trucchi

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Il prof ci ha fatto la domanda,bisogna rispondere! Vediamo in che modo farlo per non pregiudicare il risultato del nostro esame. Passiamo ad analizzare il momento della risposta che è fondamentale perché è in base ad esso che si determina il risultato del nostro esame. Dipende tutto dall’ordine e il metodo con cui avete studiato avere la dovuta prontezza al momento giusto.

Chi vi fa la domanda, come è chiaro sa già la risposta, e se non è il marchese De Sade, si starà riferendo ad un qualcosa che, in base al programma, lo studente medio deve sapere. Ciò può essere evidente o meno: l’attimo di riflessione vi serve appunto per ricostruire il percorso mentale con il quale giungere alla risposta. Ripercorrete a ritroso la sezione, il capitolo, il paragrafo che vi interessa, e ripartite da lì nel costruire la risposta.

Le risposte si dividono in due tipi fondamentali: quelle secche e quelle problematiche. La risposta secca richiede un immediato inquadramento del problema, cui far seguire la soluzione; eventuali “ricami” avranno luogo solo dopo aver soddisfatto le attese dell’esaminatore. Le risposte problematiche, o “non risposte”, sottendono una questione aperta, che impedisce di dare una soluzione immediata o definitiva; si può allora ricostruire il percorso con il quale giungere alle diverse possibili soluzioni, e casomai proporre la propria. Ovviamente sbagliare la risposta, cioè proporre un problema dove non c’è o non vederlo quando c’è, pregiudica il buon esito dell’esame.

Se non avete inquadrato il tipo di risposta da fornire, cominciate la ricostruzione del problema, sperando che l’esaminatore vi indirizzi ulteriormente, come abitualmente capita, con delle precisazioni, da ascoltare con calma: non barate dicendo “è quello che volevo dire!” o “lo stavo per dire”, poiché vi rende antipatici: cercate invece di continuare dall’imbeccata ricevuta. Se vi rendete conto, invece, che avete inquadrato il problema e state rispondendo correttamente, senza farlo palesemente, inserite di sfuggita nella risposta un profilo, possibilmente “problematico”, collegato alla prima domanda: con buona probabilità l’esaminatore abboccherà all’invito, chiedendovi di approfondire proprio quello; e potrete rifarlo via via nelle altre risposte. Ciò trasformerà l’esame in un amichevole colloquio. Al contrario, se siete deboli su di un punto, cercate di non scoprirvi su di esso, senza far notare che lo state evitando.

In ogni caso mantenete la calma, poiché è l’unica condizione per ragionare utilmente: spesso esami che sembrano compromessi, vengono salvati con recuperi dovuti alla prontezza con cui, agli approfondimenti dell’esaminatore, si dimostri di saper ragionare con il poco che si sa.

Inutile sottolineare che a) io ritengo che affrontare l’esame impreparati porti ad un a sola giusta soluzione, cioè la bocciatura; b) l’esaminatore che, alla prima esitazione o incertezza, ponga fine all’esame o si incattivisca più del necessario, è emotivamente disturbato e va compatito; c) per cui, c’è un tacito patto tra studenti e docenti: non venite agli esami se non siete ancora in grado di subire una valutazione. A seguito della violazione di questo accordo mai scritto, purtroppo, si verificano quei fenomeni per cui alcuni professori sono ingiustamente temuti a causa dell’alto tasso di respinti all’esame.

Redazione Universinet Magazine
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