UniversiNet.it – All’interno della facoltà di Scienze Politiche l’esame di Economia Politica é uno dei primi ad essere affrontato dagli studenti, parliamone con il Prof. Catello Cosenza, docente di Economia Politica.
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Quali sono gli argomenti su cui verte principalmente il corso di Economia politica?
Nell’ambito delle diverse discipline presenti nella facoltà di Scienze Politiche, Economia politica è una materia consolidata, ha un impianto tradizionale che non può essere modificato di anno in anno. Rappresenta una chiave per capire come funziona il sistema economico e come esso si struttura in relazione ad una società che si ispira a determinati valori, ripercorrendo dunque le vie maestre di un’impostazione di carattere neoclassico.
Oltre alla teoria, si dà spazio anche a riferimenti pratici inerenti alla politica economica del nostro paese?
Certamente. Se è vero che la funzione dell’università è quella di fornire chiavi di lettura generali, è pur vero che risulta molto più facile e molto più efficace un tipo di insegnamento che punti anche all’utilizzazione immediata di ciò che è stato appreso per capire, discutere i fatti che riguardano la vita delle famiglie, la vita dell’intera comunità nazionale, vita che interessa il nostro paese. Sarà pertanto presente un continuo, costante richiamo a quelli che saranno gli eventi di natura politico-economica.Ma bisogna fare attenzione perché, se per discutere sistematicamente gli aspetti di carattere pratico trascurassimo la trasmissione dei concetti di carattere generale, allora renderemmo gli studenti totalmente dipendenti da una chiave di lettura particolare e per questo limitante.
In relazione alle lezioni, come puo essere articolato l’esame?
Dell’esame parlo diffusamente anche all’inizio del corso. L’esame costituisce quella fase di lavoro del docente che non ha mai suscitato in me grande entusiasmo, anzi, mi procura quasi un senso di disagio. E la ragione è duplice: anzitutto perché io applico in maniera rigorosa il detto biblico “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, in secondo luogo perché gli esami finiscono sostanzialmente col surrogare sotto forma negativa di piccola minaccia (altrimenti non ti promuovo) quel tipo di incentivo a studiare che in positivo dovrebbe essere dato dalla curiosità, dalla partecipazione volontaria all’università
Nella mia valutazione, quindi, l’università deve solamente verificare i livelli di apprendimento e la qualità di tale sapere.
Ritiene importante la frequenza e in che modo essa incide sulla preparazione all’esame?
Penso che la vera università si basi proprio sulla frequenza. Per me l’università significa frequenza; poi non tutti possono mantenerla e in quel caso l’università ha l’obbligo di corrisponderlo, di fatto ci sono corsi anche nel pomeriggio. Sostanzialmente comunque frequenza significa partecipazione critica.
Al contrario, una partecipazione non frequentata all’università ma solo di iscrizione ai registri e di appuntamento per l’esame diventa, al di là delle persone che possono essere incolpevoli di una tale situazione,un’università obiettivamente degradata, a livello di processo formativo.
Quale consiglio darebbe alle matricole che si apprestano a seguire questo corso?
Il vero consiglio che mi sento di dare è quello di appassionarsi all’università. In qualità di economista devo infatti lamentare lo spreco di risorse che si verifica proprio all’università: essa non è solo un luogo, un’istituzione ma soprattutto rappresenta il periodo della vita di alcune persone in cui l’avventura della conoscenza dovrebbe essere straordinariamente felice, una specie di vacanza dello spirito; eppure tutto alla fine annega in stanchi rituali, in una sorta di noia intellettuale in cui tutto diventa faticoso.
Se invece si riesce a recuperare quella condizione di grazia, di ispirazione, ci si diverte e si compie il proprio dovere senza fatica alcuna.
Questo quindi il mio consiglio: partecipare con entusiasmo all’avventura della conoscenza, appassionarsi, per poter compiere con crescente senso critico il proprio cammino formativo.
Il prof. Cosenza insegna all’Università La Sapienza.