Era sabato e, mentre le persone “normali” si preparavano per andare al mare contenti, spensierati e solari, sicuri di dover trascorrere una giornata divertente, io mi preparavo per andare a fare il mio primo esame: diritto pubblico. Il mio faticoso cammino verso la laurea è iniziato una calda giornata di fine maggio.
Potete immaginare il mio stato d’animo: ero piena di rabbia, perché mi sarebbe piaciuto stare al posto di quelle persone “normali”, ero tesa e inquieta al punto di portarmi la mia amica di casa, perché da sola non avrei mai potuto reggere la mia ansia, e in più quella mattina avevo un viso brufoloso e stanco da far paura.
Ero, insomma un mostro, tant’è che mi consumai quasi tutta la boccettina di fondotinta, per cercare di coprire le mie mostruosità dovute al troppo studio.
Dopo aver aspettato per quasi mezz’ora l’autobus (“..è iniziata bene la giornata..!!!”, mi sono detta), sono arrivata finalmente in facoltà. L’esame si sarebbe dovuto svolgere alle 8.30 nell’aula del professore.
C’erano una marea di ragazzi, più di 100 forse, lungo il corridoio che porta all’aula, chi seduto e chi in piedi a ripetersi gli argomenti o a parlare delle loro angosce pre-esame.
Ma del professore neanche l’ombra. Io, essendo a metà nell’elenco degli iscritti all’esame, ho iniziato a preoccuparmi di questo ritardo, perché non mi andava affatto di protrarre la mia angoscia nel pomeriggio.
Il prof si presenta , seguito dall’assistente, “solamente” alle 10,30, con tutta la calma di questo mondo ovviamente, e con una faccia riposata e sorridente.
Quante gliene ho dette in quel momento (ovviamente tra me e me) non potete minimamente immaginare.
La mia rabbia aveva raggiunto il colmo, e a pensare poi che era uno splendido sabato, che quel giorno cioè sarei potuta andare al mare a rilassarmi e divertirmi con gli amici …..bè tutto ciò mi faceva stare di un male cane. Ero nera, nervosa, tesa, inquieta, elettrica… Finalmente il prof decide di dividere l’elenco in due gruppi da 50, il primo l’avrebbe esaminato la mattina, il secondo il pomeriggio dopo le 15.00. Quanto ho pregato in quel momento affinchè capitassi nel primo. Dopo un po’ di suspance, scopro che le mie preghiere sono state esudite. Be devo dire che nella sfiga, quel giorno, sono stata fortunata.
….Ma il mio inferno non finisce qui. Mi sono, infatti, aggregata ai miei amici di studio, a ripetere gli argomenti che il prof chiedeva maggiormente, ma non l’avessi mai fatto: mi è venuto un vuoto di memoria, al punto che le cose che gli altri dicevano, mi sembrava non averle mai sentite.
“Oh Dio!”- dissi alla mia amica -“E’ meglio andarsene che fare certe figure!”. Ero proprio convinta di non fare più l’esame, ma la mia “santa” amica, dopo avermi fatto riacquistare fiducia inme stessa, mi ha tranquillizzata facendomi bere un bel the freddo al limone (altro che tranquillizzante!!!). Devo dire che l’eccitante con il freddo sono stati terapeutici e salutari in quel momento. Il prof, infatti, mi chiama subito dopo ed io, che avevo ormai l’adrenalina a mille, mi sentivo stranamente fresca e lucida mentalmente, anche se un po’ tesa.
Alla prima domanda mi sono tornati in mente tutti i minimi dettagli dell’argomento, ho risposto speditamente, mostrando sicurezza e preparazione, tant’è che il prof mi interrompe e mi fa altre domande a cui rispondo perfettamente. Per non farla lunga, mi sono beccata un bel 30 e lode. Dire che ero super eccitata e contenta è il minimo. Sono uscita dalla stanza del prof e ho abbracciato affettuosamente la mia “santa” amica che mi ha sostenuto e sopportato fino la fine.
Il mio primo esame è stato veramente indimenticabile per l’emozione che mi ha dato e per la sicurezza e fiducia in me stessa che ho riacquistato.
di Sweety