Enrico Bertolino in Voti a Perdere all' Ambra Jovinelli
ROMA – Enrico Bertolino torna a teatro per raccontare una campagna elettorale e si sdoppia: diventa Luigi Berto e Pietro Lino, candidati sindaci dei due Poli, in una città di fantasia che forse somiglia un po’ a quella in cui va scena lo spettacolo. ROMA – I due candidati, pur avendo la stessa faccia, sono diversi in tutto. Uno passa mesi a disquisire di “piattaforme programmatiche”, l’altro comunica facendo battute fuori dallo stadio. Uno fa ragionamenti così contorti che spesso non li capisce nemmeno lui, l’altro viaggia con una cravatta nuova in borsa perché “se trovo una diga, la inauguro”.
Due personaggi opposti, emblemi di due Italie diverse prima dal punto di vista antropologico poi da quello politico. Enrico Bertolino presta a entrambi il proprio corpo, fondendo in un unico spettacolo i due filoni storici della sua attività: la satira di costume e la satira politica.
Quel che ne risulta è una storia ricca di colpi di scena.. I due avversari si affrontano senza esclusione di colpi in una sfida mozzafiato di rincorse, sorpassi e recuperi, scanditi da un arbitro implacabile: i sondaggi, che dominano la scena e misurano in tempo reale l’effetto di ogni azione politica o privata.
Sono due che per smuovere un sondaggio possono cambiare pettinatura, programmi, proclami e pensieri. Due uomini che alla millenaria domanda “chi sono?”, rispondono “un attimo che guardo i dati”.
Per non parlare della comunicazione., di cui entrambi sono espropriati. Uno deve attenersi alle istruzioni del Kit del candidato dove si trovano discorsi Fac-simile in cui basta cambiare il nome della città. L’altro invece deve dar retta a un consulente, un certo Klaus, che gli manda via fax luoghi comuni a prezzo salatissimo. Il Kit e Klaus emergono così come un nuovo “fattore K” in versione tragicomica.
E mentre la campagna elettorale procede con una micidiale altalena di risultati, i due appaiono sempre più simili, come prigionieri di un gioco che costringe chiunque a giocare la stessa partita.
Finché si arriva al giorno che precede le elezioni. Si spengono sondaggi, interviste, comizi. E’ il momento che la legge assegna alla “pausa di riflessione”.
Berto e Lino si fanno prendere la mano, la riflessione la fanno davvero. E anche se non sanno chi vincerà le elezioni, cominciano a intuire chi le ha perse.
Poi non chiedete chi vincerà tra Berto e Lino. Sarete voi a deciderlo. All’uscita del teatro troverete una scatola che vi sembrerà di aver già visto. Signori, si vota.