Le sensazioni suscitatemi dal mio primo esame, Economia aziendale, furono un tatuaggio finto: se ne andarono quasi subito senza lasciare traccia. Il ricordo di quell’esperienza è solo un piccolo file archiviato nella mia memoria, occupata più che altro da un passato umanistico: il liceo classico. La Facoltà di Economia è stata un ripiego, una scelta sbagliata. Il primo esame significò ventitré allo scritto, cosa frustrante per la mia aspirazione a raggiungere il massimo. Decisi di sostenere l’orale facoltativo per prendere un voto alto, dimostrando a me stessa che potevo riuscire anche nelle materie che non amavo. Mentre aspettavo il mio turno, mi misuravo con una serie di sensazioni quali ansia, ambizione, paura, che non permettevano all’adrenalina di scendere sotto il livello di guardia. Fu proprio per nascondere quest’ “altalena emotiva” che indossai una maschera di sicurezza ed un sorriso da spot del dentifricio, quando mi chiamarono. Me ne uscii con un ventisei ed un gran senso di soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che le materie economiche avrebbero appagato solo la mia ambizione, non i miei sogni. Ancora adesso, a pochi esami dalla laurea, mi sento come una funzione con asintoto: quando ho a che fare con i numeri invece che con le lettere, tendo ad un infinito che so di non poter raggiungere.
Silvia
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