Abbiamo incontrato il Prof. Maurizio Calvesi, grande storico dell'arte, critico e titolare della cattedra di Storia dell’Arte Moderna , presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università La Sapienza di Roma.
Lo studio della Storia dell'arte appassiona sempre molti studenti interessati allo studio di questa materia e alle professioni legate agli studi storico-artistici. Il prof. Maurizio Calvesi da anni titolare di una delle cattedre più antiche delle università italiane, oggi in congedo, svela le linee essenziali della sua materia con alcuni consigli per i suoi studenti.
Prof. Calvesi, Storia dell’Arte Moderna è un insegnamento fondamentale per chi vuole diventare storico dell'Arte. Potrebbe presentare la sua materia ?
La materia che insegno affronta un periodo della Storia dell’Arte che va dal 1400 al 1800 circa. Per molti Arte Moderna è sinonimo di Arte Contemporanea, ma in realtà, il moderno segue il medioevo e la storia dell’Arte Contemporanea (come la Storia Contemporanea) riguarda i secoli XIX e XX.
Ora al di là di queste terminologie, il mio insegnamento inquadra soprattutto l’arte del Rinascimento e del Barocco ed è un insegnamento che io ritengo fondamentale anche per avvicinarsi all’Arte contemporanea cioè all’Arte del XX secolo.
Purtroppo la figura dello studioso che si occupava di arte del Rinascimento e di arte del XX secolo ormai è andata scomparendo. Il motivo probabilmente nell’enorme produzione storica artistica su ogni periodo che scoraggia un approccio ad ampio raggio.
Non c’è dubbio però che la conoscenza dell’arte del passato giova a quella del presente e viceversa ed è sempre molto interessante cogliere dei rapporti tra i due fenomeni.
Ci spieghi meglio.
Nell’ambito del mio insegnamento io non posso fare un vero e proprio lavoro di comparazione perché, sono tenuto a occuparmi solo di quei secoli di cui ho parlato, ma inviterei sempre tutti gli studenti e gli studiosi, al di là dell’esame, ad adottare questo metro cioè a capire come i fenomeni artistici del passato e quelli del presente anche se molto diversi, hanno invece qualcosa in comune nel significato profondo.
Quanto è importante conoscere le opere d'arte dal vivo?
Nel nostro campo di studi è fondamentale visitare le opere, i monumenti, conoscere gli originali.
Il pericolo che la nostra civiltà contemporanea corre è che si conoscano sempre le riproduzioni e non gli originali, in realtà la visione dell’originale è qualcosa di profondamente diverso.
Il suggerimento che posso dare è di andare a visitare concretamente le cose che si studiano per l’esame e non chiudersi mai in una mentalità specialistica relativa al Cinquecento o al Seicento, ma rendersi conto della vicinanza di ciò che sembra lontano.
Queste distanze cronologiche rappresentano un passato vicinissimo, un mondo che se per molti aspetti è diverso, per altri è simile a quello di oggi.
A proposito della necessità di vedere le opere e i monumenti dal vivo, la città di Roma e anche l’Istituto dei storia dell’arte sono sempre ricchi di iniziative, ma secondo lei lo studente è sufficientemente stimolato, ha i mezzi sufficienti per apprezzare l’opera d’arte?
Ma vede qui non si tratta di mezzi ma di capacità, di volontà.
Il fatto è che questo tipo di studi offre scarsissimi sbocchi professionali. Vengo proprio da un concorso per un dottorato di ricerca dove per tre posti c’erano 350 iscritti, anche se ridottisi a una settantina. Questi episodi mettono un certo sgomento e destano preoccupazione.
Difatti poi ci si chiede quali siano le possibilità occupazionali per un laureato in storia dell’arte?
Io sono sempre timoroso nell’incoraggiare lo studio della Storia dell’Arte, certo lo si può coltivare a livello privato, ma se parliamo della professione vera e propria è il caso di riflettere molto bene, prima di scegliere.
Si tratta di una attività poco redditizia e piena di difficoltà di vario ordine.
Roma comunque offre molto a chi desidera avviare i propri studi verso tale settore professionale.
Abbiamo infatti le più importanti biblioteche del mondo, l’Istituto del Restauro, le Pinacoteche, i Musei, le opere d’arte.
Insomma per chi vuole studiare la Storia dell’Arte l’Italia, in particolare Roma, è il luogo più centrale del mondo. Poi ci vuole la forza di volontà, la capacità di saper sfruttare queste ricerche e portarle avanti con passione e coraggio.
Finché non ci sono disponibilità e lo Stato blocca le assunzioni non si può sperare neppure che si creino nuovi posti per i Beni Culturali. Speriamo in un futuro in campo europeo.
Maricetta Agati
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