Di Renato Reggiani
Universinet.it – secondo fonti informali della Ambasciata Americana a Seul, un loro cittadino e militare, sarebbe stato arrestato in Corea del Nord, durante un tour privato al confine, nella D.M.Z. la “Zona Demilitarizzata”. Luogo che, nonostante il nome, è una delle aree più densamente militarizzate del pianeta. Una terra letteralmente minata di ordigni letali e di contraddizioni, delimitata da recinzioni elettrificate, filo spinato, telecamere di sorveglianza e guardie armate attive 24 ore su 24.
Quest’area, è testimone della storia, ospita Panmunjom, il piccolo villaggio nordcoreano dove nel lontano 1953 fu firmato l’armistizio che pose fine alla guerra tra le due Coree. Ma non fatevi ingannare, nonostante l’armistizio, il tempo qui sembra essersi fermato a quel fatidico anno. La linea di demarcazione, nota come “linea del parallelo 38”, è un segno invisibile che divide una nazione, una famiglia, in due.
E in questo scenario, che un uomo, sembra un cittadino americano impiegato nell’esercito, ha osato sfidare le severissime regole, durante un tour molto controllato all’interno della Joint Security Area. Nonostante l’esplicita proibizione di attraversare il confine, l’uomo ha iniziato a ridere e a correre tra gli edifici, diretto verso la fatidica linea. E le guardie? Ah, le guardie, con un ritardo che sembra quasi comico, non sono riuscite a fermarlo.
Nessun soldato nordcoreano era visibile oltre la linea quando l’uomo ha iniziato la sua corsa. A causa della pandemia di coronavirus, non ci sono più soldati nordcoreani vicino alla linea del parallelo. Ma non dimentichiamo, che siamo di fronte alla Corea del Nord, una dittatura dove non si tollerano intrusioni non autorizzate.
Ora, le Nazioni Unite, quelle stesse Nazioni Unite che hanno negoziato l’armistizio del 1953, stanno cercando di “risolvere l’incidente”. Ma mi chiedo, e vi chiedo: si può davvero “risolvere” qualcosa in un luogo dove il tempo si è fermato a un conflitto mai veramente concluso?