di Renato Reggiani
Il ministro dell’Università è chiaro, secondo il nuovo DPCM del 4 Novembre, nelle zone rosse è obbligatoria la didattica a distanza. Se ne facciano una ragione i rettori, che sopratutto nel Nord Italia e nelle regioni del centro hanno costretto milioni di studenti a spendere migliaia di euro in affitti e trasporti sospendendo anzitempo la DAD didattica a distanza, ben sapendo che la curva epidemica avrebbe portato a questo esito, spiega infatti il ministro dell’Università e ricerca scientifica Manfredi“sul quadro nazionale è che nelle regioni rosse quelle a maggior rischio contagi, la didattica universitaria sarà tutta a distanza, a meno delle attività obbligatorie che devono essere fatte tutte in presenza, mentre nelle zone verdi o arancioni sarà possibile, compatibilmente con la situazione locale, fare didattica in presenza anche per le matricole”.
A quando una commissione di inchiesta parlamentare sullo sfruttamento degli studenti? Sulla fitta rete di interessi economici, del tutto estranei alla attività didattica e di ricerca, che troppo spesso incide sulle scelte di chi vede gli studenti più come una “risorsa economica per il territorio” che come un cittadino da educare e far crescere nelle conoscenze umane e scientifiche?
Fino a quando si permetterà ai “lenoni” degli affitti di spennare i poveri studenti e le loro famiglie chiedendo anche 900 euro al mese per un posto letto in case fatiscenti e prive di manutenzione da anni?
Secondo recenti inchieste giudiziarie e di stampa, oltre il 40% degli affitti agli studenti sono in nero. Se questo fosse vero, costituisce la più grande fonte di evasione delle tasse sul reddito e la verifica appare assai semplice, basterebbe incrociare il domicilio degli studenti iscritti all’università ma con residenza in altra località con l’anagrafe degli affitti.
Affitti in nero, alcool, droga, spaccio, movida senza limiti, ecco chi troppo spesso cuole influenzare le scelte di chi decide le modalità di insegnamento.
Occorre mettere un freno a questo sfruttamento, assegnare ad ogni studente meritevole, come previsto anche in costituzione, un assegno per l’alloggio e il vitto, spendibile solo con contratti regolari e in mense o ristoranti e bar che emettano regolare ricevuta.
Solo cosi gli studenti non saranno più i polli da spennare sempre e comunque, anche con una pandemia in corso.