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il mio primo esame: antropologia

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Ma dove sono capitato!!. Continuano ad arrivare gli articoli Il mio primo esamegrazie all'iniziativa di Universinet Magazine. Continuate a scrivere e a raccontare cosa accadde quella volta. Oggi tocca a…
Il mio primo esame è stato un’incognita: un’incognita fino a pochi giorni prima la data esatta in cui sarebbe spettato a me, un’incognita la sede dei colloqui, un’incognita persino il programma d’esame!!!
Sì, perché dalle lezioni sembrava essere trapelato che gli ultimi due capitoli del manuale di antropologia culturale potessero venire ignorati, c’era chi diceva che solo l’ultimo non era degno di nota, mentre poche sporadiche persone affermavano la convenienza di studiarlo interamente.
Era il mio primo esame e decisi di fare così, andai sul sicuro imparando a menadito gli ultimi due noiosissimi capitoli.
La prof. e la sua schiera di fedeli assistenti si presentò con circa tre quarti d’ora di ritardo, che per me dovettero risultare più lunghi degli altri: ero infatti stato scelto come primo ad essere interrogato nel primo giorno di esami nel primo appello a disposizione per sostenerlo.
Il mio debutto nelle verifiche universitarie sarebbe stato privo di qualsiasi raffronto o punto di riferimento, non avrei avuto la possibilità di seguire qualche altro esame e rendermi conto di come e quanto studiare, almeno se i miei sforzi fossero stati diretti nella giusta direzione. Alla fine gli assistenti si disposero tra le varie aulette a disposizione e cominciarono a torturare i candidati insistendo, neanche a dirlo, proprio sugli ultimi due capitoli del manuale. A me, fortunatamente andò bene, ma non fu così per molti altri pure preparati sul resto del programma.
Superai la parte istituzionale dell’esame in relativa scioltezza anche se non riuscirò a scordare facilmente il modo quasi patetico in cui mi sono salvato rispondendo ad una domanda riguardante Herskovitz e lo Statement of Human Rights: ricordai di avere letto che Herskovitz collaborò con l’Unesco ma disconoscevo in toto questo suo lavoro. Quindi restai nel generale, descrivendo lo Statement con aggettivi e termini applicabili a qualsiasi dichiarazione dell’Onu, di Greenpeace o di Amnesty International. Della serie: “cosa si fa per non rimanere zitti”!
L’assistente della prof. mi fece accomodare da questa con un insperato 28 in mano, che arrivò a 30 dopo che la prof. mi interpellò sulla parte monografica dell’esame. Mentre rispondeva al telefono o spiegava ad un’assistente il modo in cui procedere alla verbalizzazione dei risultati, parlai senza mai fermarmi sull’Islam in tutti i suoi aspetti, ma sono convinto che avrei potuto raccontarle di tutto senza la possibilità che potesse tenere nei miei confronti quel minimo di attenzione per,eventualmente, correggermi.
Risultato dell’esame: un 30 senza lode ma con domanda: “Dove sono capitato?”
Raffaele Fabozzi-Scienze della Comunicazione-Roma

Renato Reggiani
Renato Reggiani
Nato a Roma, sono un consulente, giornalista scientifico e ricercatore . Esperto di AI e appassionato di sostenibilità. Ho lavorato e studiato a Dubai, Tokyo e Seoul e Milano, e mi sono formato a Rotterdam con il programma Erasmus. Ho collaborato con vari media italiani e internazionali. La mia missione è cambiare il mondo, un articolo alla volta. __ Born in Rome, I am a scientific journalist, researcher, and consultant. Expert in AI and passionate about sustainability. I have worked and studied in Dubai, Tokyo, and Seoul, and trained in Rotterdam through the Erasmus program. I have collaborated with various Italian and international media. My mission is to change the world, one article at a time. __ 로마에서 태어난 저는 과학 저널리스트이자 연구자, 컨설턴트입니다. AI 전문가로 지속 가능성에 대한 열정을 가지고 있습니다. 두바이, 도쿄, 서울에서 일하고 공부했으며, 에라스무스 프로그램을 통해 로테르담에서 교육을 받았습니다. 다양한 이탈리아 및 국제 미디어와 협력했습니다. 저의 사명은 세상을 한 편의 기사로 바꾸는 것입니다. __ ローマ出身で、科学ジャーナリスト、研究者、そしてコンサルタントです。AIの専門家であり、持続可能性に情熱を注いでいます。ドバイ、東京、ソウルで仕事をし、学び、エラスムスプログラムを通じてロッテルダムで訓練を受けました。様々なイタリアおよび国際メディアとの共同作業を行っています。私の使命は、一つの記事で世界を変えることです。

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