Vi spiego IO come praticare lo zen!-le istruzioni e i consigli di Jacopo Fo per apprendere questa disciplina. Continua l'intervista a uno degli maggiori esperti di questa antichissima filosofia Quali sono i tempi per insegnare e apprendere la disciplina dello zen?
“Abbiamo scoperto che ai miei corsi, dove si fanno delle cose da ridere, degli esperimenti e c’è una situazione di tranquillità, sono sufficienti sette giorni perché una persona, senza fare nulla di particolare, con una cultura media e un interesse medio per la vita, può sperimentare da sola qualcosa di veramente rivoluzionario per la sua vita. Poi ovviamente andrà coltivato, fatto crescere , però è possibile da subito sperimentare un livello di percezione che ci è sconosciuto. Si tratta poi di svilupparlo, come si fa con un muscolo: al momento in cui io arrivo a un determinato livello di sviluppo, ottengo un determinato stato di coscienza. Oggi siamo nell’era di un’incomunicabilità reale di questa potenzialità: fino a cinquant’anni fa invece, prima dell’avvento della cultura televisiva e dei computer, era proprio impossibile comunicarla perché ci mancavano i linguaggi e mancava l’integrazione culturale. Tutta la tradizione orientale ad esempio era segreta ed è stato nel dopoguerra che i monaci hanno deciso che non soltanto i monaci potevano fare questo percorso. E’ stato un riconoscimento del cambiamento della società intorno a loro, grazie al quale sono state rese pubbliche tutte le tecniche. Prima degli anni 50 noi non le conoscevamo, per cui era impossibile pensare che si potesse arrivare a questi risultati. Così come mancavano dei pezzi di conoscenza, vedi la programmazione neurolinguistica che ha fatto luce sui meccanismi delle sub-modalità: cioè, non quello che il cervello pensa, ma come questo pensiero viene offerto, cioè la struttura in termini di parole, colori, immagini, ecc.”.
Dunque la tecnologia può essere un vantaggio in questo senso?
“Noi stiamo studiando dei nuovi macchinari, sperimentati negli ultimi cinque anni, che possono permettere di osservare alcune reazioni nel nostro corpo. Il più importante di questi, le cui possibilità non sono state ancora capite a fondo, è il biofeedback. Questa tecnica permette di vedere sul televisore, attaccando un sensore sul collo di una persona che ad esempio ha il mal di testa, il livello di contrazione e di osservare un cambiamento sul segnale video (contrazione: segnale rosso, rilassamento: segnale blu). In questo modo si riesce a imparare un autocontrollo in tempi molto ristretti (tre settimane, ad esempio). Noi stiamo avanzando verso la comprensione dei tempi: abbiamo creato un centro che è uno dei più avanzati d’Europa da questo punto di vista, facendo interagire fra loro decine di tecniche diverse. Tra parentesi, noi non abbiamo nessuna religione , nessuna linea, ma un atteggiamento scientifico: prendiamo da tutti quello che si vede che funziona e offriamo alla persona che arriva un quadro generale di riferimento, oltre a decine di opzioni diverse che la persona sceglierà secondo un proprio percorso”.
La risoterapia è una delle tecniche che si utilizza ad Alcatraz?
“La risoterapia è una visione d’insieme, uno spirito che noi proponiamo. In pratica noi offriamo dieci quindici terapeuti che mettono a disposizione di chi arriva una serie di tecniche, le quali hanno tutte una specie di marchio: il divertimento delle persone. Noi rifiutiamo tutte le terapie che fanno piangere, che sono basate sulla violenza, o peggio sul terapeuta che decide di che cosa ha bisogno il paziente”.
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Per saperne di più : Libera Università di Alcatraz
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