ROMA – «Sono ancora sotto choc, non riesco a credere a quello che è successo». Sono le prime parole della giovane universitaria accoltellata e violentata da un romeno all’uscita della stazione ferroviaria La Storta a Roma. Ferita con un coltello e costretta a subire ripetuti abusi sessuali all’uscita della stazione, poi soccorsa dai carabinieri accorsi su segnalazione di due giovani passanti. Trascinata in un luogo appartato. Aveva avvicinato la giovane africana del Lesotho, studentessa all’università La Sapienza, all’uscita della stazione ferroviaria. Era l’ultima corsa intorno alla mezzanotte tra giovedì e venerdì scorso. La donna stava rientrando a casa dove abita con i genitori. Il romeno l’ha fermata e, minacciandola con un coltello, l’ha obbligata a seguirlo in un angolo appartato vicino alla stazione. Lei ha tentato di reagire, ma dopo averle inferto una violenta coltellata all’addome, il romeno l’ha gettata sul prato e l’ha violentata.
Bloccato dai carabinieri. Una coppia di carabinieri era in servizio di prevenzione nella zona, e richiamati da due giovani che avevano notato l’aggressione, sono intervenuti. L’uomo ha cercato di scappare ma è stato catturato e portato nel carcere di Regina Coeli. Sembra che abbia trascorso le ore successive in silenzio, senza mostrare alcune segno di pentimento.
Il romeno abitava in una baracca. Joan Rus abitava nelle baracche abusive disseminate nelle campagne attorno alla stazione ferroviaria della Storta. Non aveva documenti in tasca e, secondo una prima valutazione, non ha precedenti in Italia. A Roma era stato sottoposto soltanto ad alcuni controlli straordinari effettuati dai carabinieri proprio nelle baracche abusive della zona. Per chiarire, però, se Joan Rus abbia precedenti in Romania sono stati avviati una serie di contatti con il consolato romeno e con la polizia locale alla quale i carabinieri hanno fornito copia delle impronte digitali dell’uomo.
“Non riesco a credere a quanto è successo”. La ragazza, ferita e sotto shock, è stata trasportata d’urgenza in ospedale. Rispetto alle prime ore del ricovero, adesso le sue condizioni sono migliorate sensibilmente, e i medici hanno sciolto la prognosi. Quando è arrivata al pronto soccorso non riusciva neppure a parlare per lo spavento. Gli investigatori sono risaliti alla sua identità e all’indirizzo attraverso i documenti nella borsa e ad alcuni appunti in lingua inglese presi durante una lezione nella facoltà di Scienze politiche della Sapienza dove è iscritta. “Sono ancora sotto shock”, ha detto dal letto dell’ospedale San Filippo Neri. “Non riesco a credere a quello che è successo”.
Autista bus: “Anche noi abbiamo paura”. “Anche noi autisti abbiamo paura di questo posto”, ha detto il conducente di un bus pubblico che passa davanti alla stazione della Storta, vicino alla strada dove è stata violentata la studentessa. “E’ una stradina isolata, circondata da pini e completamente buia”, ha detto l’autista. “E’ la prima volta che qui accade una violenza sessuale ma sono stato spesso testimone di aggressioni. Noi autisti spesso abbiamo paura; a quell’ora, quando finiscono le corse dei mezzi qui non c’è davvero nessuno”.