ROMA – “Finalmente, dopo 4000 anni, domini differenti della comunicazione possono “dialogare” tra loro”:Incontro con il Prof. Marinelli docente di Teoria e tecnica dei Nuovi Media.
Docente ordinario di Teoria e Tecniche dei Nuovi Media, Alberto Marinelli insegna presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione de La Sapienza di Roma. “Finalmente, dopo 4000 anni, domini differenti della comunicazione possono “dialogare” tra loro”: in che modo Prof. Marinelli si pongono i videogiochi e i cellulari, rispetto a questo processo?
Nel caso dei cellulari la risposta è abbastanza chiara. Se la prima ondata di sviluppo delle nuove tecnologie si è giocata soprattutto nell’ambiente web, la seconda quasi sicuramente si giocherà sui “terminali trasportabili”. Anche se ambiguamente, non li chiamo telefonini, perché ci si limiterebbe al traffico voce.
Ovviamente quando penso in questa dimensione, mi riferisco a varie tipologie di display, diverse potenzialità di calcolo e vari tipi di utilizzo: è facile prevedere che ci saranno terminali dedicati all’intrattenimento e alla comunicazione vocale, ed altri destinati soprattutto alla comunicazione dati e al lavoro.
Il cellulare sta diventando il “telecomando” della nostra vita, nel senso che è un attivatore straordinario di relazioni. Penso che con il telefonino amplieremo la gamma di attività che già facciamo, come le esperienze in community.
E in Italia abbiamo un osservatorio privilegiato, perché la diffusione di tecnologie trasportabili di questo tipo ci consente di essere un po’ più avanti.
Per quanto riguarda i videogiochi, abbiamo essenzialmente due fenomeni: da un lato la massiccia diffusione di consolle di seconda generazione, come Xbox e Playstation2, oggetti estremamente raffinati che si inseriscono nell’ambiente domestico e che usano il televisore anche per altri fini, come la visione di dvd. Dall’altro lato, telefonini e videogiochi hanno un ruolo centrale, che ha contribuito a ridefinire i contorni sociali delle tecnologie.
Ho la sensazione che per la trasmissione della cultura, abbiamo fatto troppo affidamento sul codice simbolico-alfabetico e sulla logica astratta del ragionamento; penso invece che l’e-learning dovrà recuperare in maniera costruttiva il problema del “fare esperienza”, del provare per tentativi ed errori che è la logica classica del videogioco.
Questa cultura della manipolazione e dell’esplorazione insieme, è qualcosa che sulla lunga distanza dovrà tornare ad invadere anche i nostri sistemi di trasmissione del sapere.Qual è, a suo avviso, l’elemento che mai dovrebbe mancare ad un cellulare?
A mio avviso non esiste un oggetto ideale per tante persone, perché l’uso che ne fanno molto spesso è radicalmente diverso. Detto questo, credo che le componenti indispensabili siano quelle che attengono alla vita di relazione e alla gestione del gruppo di amici.
Inoltre, la cosa che secondo me è irrinunciabile è l’integrazione tra il nostro gestore di musica (player di Mp3, cd o altro) e il nostro gestore di indirizzi.
Credo che se noi riusciamo ad unificare l’agenda e il dispositivo di musica del telefonino, credo che questi saranno universalmente diffusi, dalla fascia bassa fino a salire, cioè l’uso professionale.
Ed invece qual è l’elemento che ora fa la differenza fra i cellulari?
Non c’è un elemento che fa la differenza. Grosso modo, tutti i cellulari si assomigliano.
In futuro la differenza sarà nelle esigenze: io probabilmente avrò un palmare , chiamerò con la cuffietta e scriverò con la penna; uno studente invece avrà oggetti multimediali molto più “spinti” e meno ingombranti del mio, per i giochi di rete ad esempio. Credo comunque che una base di multimedialità di base ci sarà sempre.
Le piacciono i videogiochi?
Si, mi piacciono e mi piace praticarli appena ne ho la possibilità. Mi piace molto anche solo guardarli. Faccio di tutto: dai giochi di intrattenimento che ci sono sui palmari, dal solitario a salire.
La cosa che mi affascina di più è l’idea di poter manipolare il mondo.
Gli unici che non pratico sono i giochi di ruolo: richiedono un grande impegno ed io non ho abbastanza tempo.
Preferisce la modalità di videogioco online o offline? Ne ha uno preferito?
Dei giochi on line praticamente non ho esperienza, sempre per questioni di tempo.
Quindi sostanzialmente ne faccio uso offline: gioco a calcio, guido in formula uno, mi diverto molto.
Ho anche una vasta gamma di cd rom, soprattutto composta da giochi educativi, peraltro molto simpatici: sono in particolare sulla matematica e sull’aritmetica, per i miei figli.
La sorprenderebbe se tra qualche anno riuscissimo davvero ad entrare in un videogioco, come nel film “Il tredicesimo piano”?
Il problema sull’autocoscienza è nel quasi. Devo avere quasi consapevolezza di stare dall’altra parte. Non credo a scenari futuristici e direi anche che hanno poco senso, se non, appunto, nella grande fiction cinematografica.
Ho la sensazione che videogiocheremo molto più nella nostra quotidianità: già adesso guidare in autostrada assomiglia molto a stare in un videogioco.
di Stefania Belmonte
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