SEOUL – Han Kang, scrittrice sudcoreana, ha conquistato il Nobel per la Letteratura. L’autrice di “La Vegetariana” si è imposta all’attenzione mondiale non solo per la sua abilità narrativa, ma come simbolo di un paese, la Corea del Sud, che non smette di sorprendere e di esportare il proprio genio oltre i confini. È il riconoscimento non solo di un talento individuale ma di un’intera nazione che, con la tenacia di chi sa di avere molto da raccontare, si è fatta strada nei dialoghi culturali del mondo. Han Kang è nata a Gwangju, nella provincia di Jeolla. La città martire che nel 1980 si ribellò al colpo di stato dei militari e che ebbe tra i 200 e i 2.000 cittadini uccisi durante la feroce repressione. Città che simboleggia per molti coreani il prezzo della libertà e la resilienza dello spirito umano di fronte all’oppressione.
Il Nobel a Han Kang non è un fatto isolato, è il sigillo su un lungo percorso di riconoscimenti internazionali che la Corea del Sud ha raccolto nei campi più disparati, dal cinema alla musica, dall’arte alla tecnologia. Ma il premio a questa donna, con la sua scrittura tagliente e profondamente umana, che affronta le ferite della storia e le cicatrici dell’anima, è di un altro tenore. È un grido che si fa strada tra le cortine della politica e del commercio, un grido che parla di dolore, di identità, di sopravvivenza.
La cerimonia di premiazione, prevista per il 10 dicembre, sarà più di un evento: sarà la celebrazione della capacità letteraria di trasformare il privato in universale, il particolare in globale. Han Kang scrive di una donna che rinuncia alla carne in un atto di ribellione personale e familiare, ma sotto la superficie narra della lotta contro le oppressioni visibili e invisibili, una tematica che risuona in molti, in diversi angoli del mondo.
In tempi di relazioni superficiali e di incontri fugaci sui social media, la letteratura di Han Kang offre un contatto reale con le profondità dell’esistenza umana, un ponte tra il lettore e le questioni esistenziali più pressanti. Con il suo Nobel, la Corea affida al mondo una messaggera della sua cultura, complessa e raffinata, e ribadisce il suo ruolo non come mero esportatore di beni di consumo, ma come nazione al centro di importanti discorsi globali, è il coronamenti di quello che in Corea chiamano Hallyu, l’onda coreana.
In questo, Han Kang non è solo una scrittrice: è un faro che illumina la ricchezza e la complessità dell’esperienza umana, una voce che, dal cuore della Corea, parla a tutto il mondo. E il mondo, ascoltando, non può che arricchirsi.