di Renato Reggiani
Universinet.it – Nessun condominio, di fronte a un incendio, litigherebbe sul colore dell’acqua da usare per spegnere le fiamme. È questa l’immagine che viene in mente osservando l’attuale panorama politico europeo, e in particolare la questione del Green Deal. Con la recente rinuncia al ruolo di commissario da parte di Frans Timmermans, le incertezze sul futuro dell’ambizioso piano di azione verde dell’Unione Europea si sono intensificate.
Il problema, come è ormai chiaro, non è solo di natura esecutiva — ritardi, scelte tecniche, mancanza di finanziamenti — ma soprattutto di natura ideologica. Ma è proprio qui che commettiamo l’errore. Stiamo vivendo un momento di emergenza climatica che trascende i tradizionali schieramenti politici, che rende obsolete le etichette di “destra” e “sinistra”.
La nuova faccia del Green Deal
La nuova stagione inaugurata dalla temporanea responsabilità affidata a Maros Sefcovic sottolinea un passaggio cruciale: dalla priorità assoluta alla tutela ambientale, a una visione più olistica e inclusiva. Il Vice Commissario dell’UE ha infatti parlato di una “transizione verde giusta”, con l’obiettivo di “crescita e posti di lavoro per tutti”.
Tale riflessione non è il frutto di un semplice “greenlash”, o di una reazione negativa alla retorica ambientalista. È piuttosto il riconoscimento di una complessità che va affrontata in maniera pragmatica, non ideologica. Il Green Deal europeo è un piano d’azione dell’Unione Europea volto a rendere l’economia del continente sostenibile, puntando alla neutralità climatica entro il 2050. La neutralità climatica è l’obiettivo di ridurre a zero l’impatto netto di gas serra emessi nell’atmosfera, tramite la riduzione delle emissioni e la compensazione del resto. Il piano include una varietà di misure, da investimenti in energie rinnovabili alla promozione dell’economia circolare.
Una Necessità Oltre le Differenze
L’obiettivo di neutralità climatica è diventato un’esigenza comune, una necessità piuttosto che un’opzione. Quando brucia un appartamento, l’obiettivo primario è spegnere l’incendio. Non importa se il vicino sia di destra o di sinistra, o se abbia idee diverse su come dovrebbe essere gestito il condominio. Quello che conta è l’azione comune per affrontare una minaccia comune. E così deve essere per il Green Deal.
Il Futuro è nei Dettagli
La discussione, quindi, dovrebbe spostarsi dai grandi proclami ideologici ai dettagli più tecnici e pratici: come mitigare l’impatto sociale e economico di questa transizione? Come evitare che sia la sola classe media ed i più vulnerabili a pagare il prezzo più alto?
Come garantire che le misure siano efficaci e attuabili nel tempo stabilito? Questi sono i punti che necessitano di un dibattito aperto e inclusivo, libero dai preconcetti politici.
Dovremmo ricordare che l’ambiente non ha colore politico. Ha soltanto bisogno di essere protetto e rispettato, e in questo c’è un interesse collettivo che va ben oltre le divisioni partitiche. In un mondo che si sta riscaldando, l’obiettivo non dovrebbe essere convincere l’altro della propria visione del mondo, ma piuttosto trovare il modo più rapido e efficace per spegnere le fiamme. E per farlo, è necessario un Green Deal che non sia né di destra né di sinistra, ma semplicemente europeo. E’ tempo di mettere da parte le differenze e affrontare la realtà: la casa sta bruciando. E mentre discutiamo sul colore dell’acqua da usare per spegnere l’incendio, le fiamme avanzano.