di Renato Reggiani
Universinet.it In una svolta storica, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito con un verdetto di 6 a 3 che le università e i college americani non possono più considerare l’etnia degli studenti per valutare le ammissioni. Questo verdetto, molto atteso, impone un significativo cambiamento nel modo in cui le istituzioni accademiche degli Stati Uniti gestiranno le future iscrizioni. Nonostante il disaccordo del presidente Joe Biden, il verdetto è definitivo.
L’Affirmative Action, o “azione positiva”, è un termine che risale al 1961, quando il presidente Kennedy creò la Committee on Equal Employment Opportunity. Era un tentativo di promuovere la partecipazione di persone appartenenti a minoranze etniche in ambiti in cui erano sottorappresentate. Questa politica si è affermata negli anni ’60 grazie ai presidenti Kennedy e Johnson, con l’obiettivo di superare le discriminazioni e aprire le porte dei college agli studenti di colore.
La Corte Suprema ha preso in esame due casi riguardanti l’Università di Harvard e la North Carolina University, ribaltando una decisione del 2003 (Grutter contro Bollinger) che vedeva l’etnia come un fattore importante nel processo di ammissione per preservare la diversità e l’inclusività nei campus universitari. <<questa sentenza non mette completamente fine all’Affirmative Action. Secondo il giudice capo John Roberts, autore dell’opinione prevalente, la mancanza di chiarezza nei programmi di ammissione di Harvard e della North Carolina University, unita a stereotipi razziali, ha condotto a questa decisione. Tuttavia, sembra che la sentenza lasci ancora discrezione alle università e non rifiuti completamente l’idea di campus più inclusivi.
La nuova regolamentazione prevede che gli studenti non debbano più indicare la loro etnia nel modulo di iscrizione al college. Tuttavia, gli studenti possono ancora discutere delle proprie esperienze personali e scolastiche, incluso l’impatto che l’appartenenza a una particolare classe sociale, gruppo etnico o minoranza sessuale ha avuto sulla loro formazione, nel saggio di presentazione, che rimane un elemento obbligatorio nel processo di selezione per il college.
Nonostante ciò, il verdetto rappresenta un duro colpo per le università più prestigiose del paese, che utilizzavano la considerazione dell’etnia per creare campus diversi e inclusivi. Si prevede che le università più competitive risentiranno maggiormente di questa decisione, con una potenziale diminuzione delle domande da parte degli studenti appartenenti a minoranze.
Molte università, tra cui Yale, Brown University, Harvard, Columbia University, University of Chicago, University of Pennsylvania e Dartmouth, hanno utilizzato l’etnia come fattore nelle loro politiche di ammissione. Questa decisione potrebbe avere un impatto significativo anche sui militari, dato che le accademie militari come West Point, che attuano politiche di Affirmative Action, sono spesso responsabili della formazione dei quadri superiori.
La decisione della Corte Suprema, dunque, potrebbe avere conseguenze ampie e durature. Con la fine dell’Affirmative Action come la conosciamo, potrebbe diventare più difficile per le università mantenere campus diversi e inclusivi. Le università dovranno trovare nuovi modi per garantire un mix eterogeneo di studenti senza considerare esplicitamente l’etnia nel processo di ammissione. Potrebbe anche diventare più difficile per gli studenti appartenenti a minoranze etniche ottenere un’istruzione superiore, potenzialmente ampliando il divario esistente nel successo educativo tra diversi gruppi etnici. Questo potrebbe avere un impatto negativo sulla diversità in molte professioni, compresi i quadri militari superiori.
La decisione potrebbe avere un impatto anche sui giovani bianchi. Con l’abolizione dell’Affirmative Action, potrebbero trovarsi a competere per i posti nelle università più prestigiose con un numero maggiore di candidati, aumentando potenzialmente la competitività del processo di ammissione. Mentre la sentenza potrebbe sembrare un vantaggio per alcuni, potrebbe presentare nuove sfide per altri.